In questa conversazione un politico e due funzionari della Regione Lazio descrivono il progetto legato alla riapertura del Filmstudio.

Da quanto emerge in questa testimonianza il valore storico del Filmstudio e dei suoi gestori potrebbe essere stato una discriminante decisiva.

Per noi e per il nostro lavoro era importante solo proseguire nel cammino professionale e culturale che ci appartiene

Non so se dalla Regione Lazio siano stati acquisiti fondi in funzione del rilievo storico del Filmstudio e della presenza dei suoi gestori/direttori.
Ho inviato una segnalazione alla Corte dei Conti perché era mio dovere, sulla base di quanto ascoltato, vissuto e subito.
Sarà la Magistratura competente, qualora lo ritenesse opportuno, a verificare se ci sono state irregolarità o illeciti.
Certo, nel caso emergessero violazioni di qualsiasi natura, si tratterebbe di un episodio di enorme gravità.

Non è però meno grave che un’Istituzione metta in atto una strategia illegittima sul piano del rapporto con i suoi cittadini.
Fino al 2021 era stato detto, da parte dei rappresentanti dell’amministrazione, che si sarebbe riaperto il Filmstudio garantendoci il ruolo di direzione artistica.
Quando hanno però capito che, io in particolare, non ero disponibile a farmi sottomettere e a partecipare ai rituali degli annunci da consenso, hanno fatto fuori il Filmstudio e hanno aperto la loro Scena.

Zingaretti lo ha definito “un bel progetto di rilancio culturale” che però, malgrado gli enormi investimenti e la vasta rete subalterna al suo potere, è stata solo la scena di un fallimento che non ha lasciato traccia.
Qualcuno ricorda il “Netflix della Cultura” di Franceschini? Il meccanismo è lo stesso. Il fallimento è lo stesso.

Roma è stata violentata, massacrata e ridotta in fin di vita da una classe dirigente senza scrupoli.
Era la città più bella del mondo e ora è un luogo di divertimento per turisti di passaggio.
Un immenso tritacarne di sballo, spaccio e noia in mano alla criminalità organizzata.

Il settore che più si è immiserito? Quello della cultura.
Ed è anche quello in cui è più diffusa un certo tipo di corruzione.

Dato che di cinema mi sono occupato, per chiudere questo video/audio ho scelto la scena di un film che mi colpì molto.

Stefano Pierpaoli

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