10 dicembre
Alle 18,30 e alle 21,00
Sala Strasberg

Ingresso:
9,00 Euro compreso il tesseramento sostenitore
3,00 euro per i possessori della tessera

Filmstudio Mon Amour

Un film di Toni D'Angelo

Nastro D'Argento 2016

“No! Il dibattito no! ", afferma un accalorato Nanni Moretti nel suo lo sono un autarchico. Si trattava chiaramente di una provocazione, dato che quelle discussioni sono servite a vivere esperienze indimenticabili e Moretti ne è stato uno dei principali protagonisti. Proiezioni e dibattiti, infatti, erano il cuore pulsante del filmstudio, storico cineclub romano aperto nel 1967, fondato da Americo Sbardella e Annabella Miscuglio ed attivo ancora oggi.
Certo non può mancare un po’ di nostalgia ripensando a quegli anni in cui si potevano vedere i lavori di un artista d'avanguardia dell'animazione come Norman McLaren, o le opere della Nouvelle Vague francese, dell'espressionismo tedesco, dell'underground americano, il cosiddetto cinema impegnato fatto da maestri e da giovani promesse.

Non solo, nel Filmstudio si poteva assistere anche alle prove teatrali del Living Theatre e proprio in quella saletta fumosa e piena di sogni sono passati registi come Bernardo Bertolucci, Jean-Luc Godard, Michelangelo Antonioni, Glauber Rocha, Femando Solanas, Pier Paolo Pasolini, Eric Rohmer, Robert Kramer, Straub e Huillet, solo per citane qualcuno.
Diviene opportuno, quindi, raccontare una storia tanto illustre e a raccogliere il testimone è Toni D'Angelo a cui è stato messo a disposizione l'archivio di questo monumento alla cinematografia mondiale. Il regista si è lasciato andare ad un viaggio assolutamente personale ed introspettivo, in cui ha trattenuto ciò che lo ha maggiormente impressionato coadiuvandolo con interviste agli autori che hanno vissuto il Filmstudio.
Ciò che ne esce fuori è una narrazione emozionale di una vita che c'è stata e che non c'è più, o meglio, si è trasformata. Il film si apre sullo sfondo di una Roma alla fine degli anni '60 quando l'azione si fa arte e le rivendicazioni, i movimenti, le contestazioni, divengono parte integrante dell'espressione creativa In questo cammino visivo l'autore suggerisce metafore di creazione, si ferma ad osservare personalmente alcuni di quegli stessi artisti che lo hanno segnato. Ogni tassello ritrova il suo posto, la sua collocazione.
La poesia, il visionario, il rito e la cosiddetta narrazione limpida cambiano con i mutamenti del clima politico. Il Filmstudio dovrà adeguarsi ma ciò non gli permetterà di poter continuare il proprio lavoro immune dalle esigenze dell'amministrazione pubblica.
Per questo dovrà reinventarsi per ritrovare le motivazioni, i luoghi fisici dove potersi esprimere per ritrovare, dopo quindici anni di lotta, la sede originale. Al centro di questo viaggio ci si scontra, inevitabilmente, con censura, becero nemico da abbattere ma, paradossalmente, enorme stimolo artistico per autori ed intellettuali.
È proprio in questa situazione, infatti, che molti autori trovano la forza di impegnarsi in progetti innovativi, aprendosi a nuovi modelli di creatività Insomma la censura da ostacolo può diventare opportunità e questo colpisce particolarmente Toni D'Angelo che mette in evidenza come l'ispirazione e il senso di condivisione siano fonti necessarie per fare cultura Una lezione che porterà l'autore a compiere, verso la fine del suo visionario cammino, un'interessante riflessioni sui circuiti tradizionali e commerciali del nostro cinema.

FILMSTUDIO, MON AMOUR
un film di Toni D'Angelo

Una produzione International Madcast - Ass. Cult. Filmstudio - Bronx film - Terranera - Minerva Pictures
con il supporto di Roma Lazio Film Commission

Con interviste e testimonianze di Bernardo Bertolucci, Jonas Mekas, Nanni Moretti, Vittorio Taviani, Carlo Verdone, Adriano Aprà, Armando Leone

Regia : Toni D'Angelo
Soggetto e sceneggiatura: Toni D'Angelo e Armando Leone
Montaggio: Letizia Caudullo
Musiche: Alvin Curran
Italia 2015, colore, durata : 68 '

I commenti di Carlo Verdone e Adriano Aprà e le recensioni su Il Messaggero, Corriere della Sera, Alias de Il Manifesto, Taxi Driver e Il Fatto Quotidiano

'Amarcord Filmstudio, glorioso cineclub trasteverino da cui sono passate generazioni di cinefili e registi, dagli artisti underground anni '60 all'esordiente Nanni Moretti, dal Living Theatre a Herzog e Wenders.
Lo firma con sguardo originale e passione quasi archeologica il giovane Toni D'Angelo, che in 'Filmstudio Mon Amour' incrocia le tante testimonianze a spezzoni incandescenti di cinema 'altro' da Jonas Mekas al grande Alberto Grifi (che meraviglia quelle immagini finali deformate!).
Resuscitando un'epoca gloriosa ma sempre 'contro', come ben capirono fin dalle origini i fondatori Americo Sbardella e Annabella Miscuglio.
Senza mai cedere alla nostalgia, però, ma rivendicando con orgoglio una potente eredità creativa'.

Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 22 ottobre 2015

'Ottimo documentario. Mi piace come Toni lo ha girato.
L'ha diretto in modo atipico, tenendo presente quel senso di sperimentazione che c'era all'epoca.
Quindi non banale o didascalico.
Bellissime le musiche. Non era affatto facile commentare un documentario cosi. Sono perfette.
E molto intelligente anche il montaggio nervoso.'

Carlo Verdone, 23 ottobre 2015

'Toni D'Angelo è riuscito a cogliere, a dispetto del cambiamento dei tempi, esattamente lo spirito che ancora deve aleggiare in quelle sale più volte rimaneggiate.
Lo spettatore potrà aggiungere i suoi personali ricordi, ma la fluidità del racconto, l'armonia degli intrecci raccordati con la musica di Alvin Curran ci mostra la stupefacente adesione del regista a un'epoca che era finita quando lui non era ancora nato.'

Silvana Silvestri, 'Alias - Il Manifesto', 17 ottobre 2015

'Non retorico, filologicamente rigoroso, commovente: il tributo che Toni D'Angelo, insieme al testimone storico per eccellenza, Armando Leone, ha reso al Filmstudio, è un atto d'amore che non scivola mai nei toni della celebrazione gratuita, ma, rischiando anche di non piacere a tutti, ripercorre, nei tempi consentiti da un documentario, la storia di uno dei più importanti centri culturali della capitale'.

Taxi Driver, 22 ott. 2015


'Un luogo unico, fin dall'indirizzo, via degli Orti d'Alibert 1 C, una strada poco conosciuta nel cuore di Trastevere, «Una strada buia, o almeno lo era allora, e quando abbiamo cominciato a frequentarla abbiamo capito che li stava nascendo qualcosa...» come ricorda Vittorio Taviani.
Ricordare la storia di quel cineclub significa riannodare i fili di decenni di vita culturale italiana. Lo fa, a modo suo, in Filmstudio Mon Amour, Toni D'Angelo. Lo fa con l'occhio di chi, allora, non c'era.
Rievocare la storia significa anche osservare i «riflessi dei mutamenti socio- culturali italiani degli ultimi cinquant'anni.
Ospitò l'anteprima nazionale di Nel corso del tempo di Wim Wenders. «Uno di quei posti mitici dove capivi che tutta la storia del cinema era li o era passata da lis, lo definisce il regista'.

Stefania Ulivi, 'Corriere della sera', 20 ottobre 2015

'L'avventurosa parabola di quello che per Tullio Kezich era 'il più antico, glorioso e inimitato dei filmclub italiani', il Filmstudio, è diventato un'ora di ricordi firmata da Toni D'Angelo.
Lavorando con materiali d'epoca e rievocando censure, chiusure improvvise, esordi, fiammate, dibattiti, sigari e motorini, D'Angelo ha messo le cose in ordine senza tradire le origini e ha dipinto un quadro d'insieme vitale, necessario, bulimico e felicemente disordinato come il Filmstudio degli inizi apparve a chi senza dover correre a Parigi poteva finalmente trovare a Roma gli autori che tra un lampo effimero e una promessa avrebbero illuso o impressionato più di una generazione.
La Roma delle cantine e dei 'mondi sotterranei' evocati da Carlo Verdone ebbe finalmente un posto per riunirsi.'

Malcom Pagani, 'Il fatto quotidiano', 16 ottobre 2015

"Un film stilisticamente insolito. Insolito nel panorama del cinema italiano nel tipo e il genere in cui si colloca questo genere di film, cioè "film saggi" che parlano di cinema.
Qui c'è un vero e proprio stile, un'invenzione stilistica che io ho molto ammirato quando l'ho visto qualche mese fa è possibile parlare di cinema con il cinema.
Un nuovo modo di fare critica cinematografica, e "Filmstudio, Mon Amour" rientra perfettamente in questa prospettiva nuova.
Qui siamo in presenza di un vero autore, io mi auguro che Toni D'Angelo faccia altri film, altri documentari, perché dimostra una sensibilità e una capacità piuttosto rare nel nostro Paese".

da una dichiarazione di Adriano Aprà, Roma, 11 febbraio 2016

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